Forma autorizzata del nome
Comune di Mirto, Mirto (Messina), 1812 -
ente pubblico territoriale
Mirto ricade nel territorio che appartenne a Demenna, città bizantina che ereditò il prestigio dell'antico "municipium aluntino" e che costituì il riferimento geografico medievale della parte nordorientale della Sicilia la quale infatti venne definita Val demenna, poi Val di Demona e Valdemone. Scavi archeologici fanno presupporre che l'importante insediamento ellenistico-romano chiamato Ruma, in contrada Tempoli al confine tra Mirto e Capri Leone, fu distrutto da un terremoto e che i superstiti si trasferirono nell'attuale sito al tempo della dominazione saracena. E' altresì accertato che nell'839 Mirto fosse un imponente castello fortificato. Nel 1111 re Ruggero donò il castello di Mirto al Monastero di S. Bartolomeo di Lipari. Nel secolo XIII re Federico II di Svevia, per conquistare il Monastero di San Filippo (Frazzanò) - importante centro del monachesimo greco in Sicilia - fece base a Mirto. Sin dall'età normanna (1183) il toponimo greco merto è riferito alla presenza del mirto, sottolineando le condizioni boschive delle contrade di questa parte dell'isola. Durante la guerra del Vespro, nel 1305, il casale di Mirto venne distrutto. All'epoca di Federico III, nel 1320, Mirto insieme a Capriiusu (oggi Capri Leone) apparteneva a Vitale di Aloisio, mentre intorno al 1336 era in potere degli Alagogna. Nella seconda metà del secolo era probabilmente in possesso di Federico de Aloisio che ne dispose negli anni del baronaggio. Nel 1392 Mirto, con i casali limitrofi, passò a...
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