Forma autorizzata del nome
Pagnanelli, Remo, poeta, critico letterario, (Macerata 1955 - Macerata 1957)
Poeta e critico tra i più attenti e consapevoli della generazione attiva negli anni '80, per i suoi scritti in versi e (più rari) in prosa, come per i gusti di lettore, si inserisce all'interno di una corrente letteraria diaristica, prosastica, familiare, ma non c'è niente di colloquiale nei suoi testi (che spesso sembrano respingere la tentazione di una facile accoglienza per rimandare, come ha scritto Giovanni Giudici, a qualcosa di "arcano" e di intoccabile): l'unico dialogo che coltiva (con una puntualità inflessibile) è quello con la presenza, davvero incombente, di una fine anticipata, invocata da subito come un sollievo (la prima plaquette di versi si intitola "Dopo" - Forlì, Forum, 1981 -, un esordio già all'insegna di un congedo osservato con gli occhi di uno spettatore postumo). Alla luce della scelta volontaria che ne ha prematuramente interrotto la vita, gli annunci di morte appaiono fin troppo eloquenti, tanto che la sua poesia è stata definita una "fantasia funebre" (Eugenio De Signoribus), quasi come se avesse fatto della stessa determinazione ad abbreviare il suo cammino un vero e proprio "testo letterario" (l'ultima raccolta allestita personalmente, e che è uscita postuma, si intitola programmaticamente "Preparativi per la villeggiatura" - Montebelluna, Edizioni Amadeus, 1988 -, dove il tema dell'ultimo viaggio - un altro dei suoi topoi - subisce lo scarto ironico di un gesto quotidiano). Antidoto a questa nota dolente, alla malinconia indossata come abit...
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