Forma autorizzata del nome
Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Ala, Ala, 1811 settembre 1 - [1954]
Amministrazione ecclesiastica Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Ala
Con la circolare n. 4393 del 18 agosto 1811 il vice-prefetto di Rovereto comunicava al podestà di Ala, signor Antonio Pizzini, l'ordinanza relativa all'attivazione di fabbricerie solamente presso le chiese parrocchiali, sottomettendo a questi organi l'amministrazione di tutte le chiese curate, che venivano considerate sussidiarie delle parrocchiali. Il podestà di Ala, in esecuzione all'ordinanza, inviò il 21 agosto una lettera ai fabbricieri "della chiesa parrocchiale di Ala e circondario" con la quale intimava "li così detti massari delle chiese curaziali tanto di Seravalle che di Ronchi e del Vo', non che della confraternita del Santissimo di Seravalle, onde debbano loro presentare gli atti, registri e casse e debbano, cessando in loro, riconoscerne formalmente l'amministrazione delle sudette chiese"(1). Qualche giorno prima il podestà aveva comunicato la nomina prefettizia dei cinque fabbricieri(2) cui era seguito l'atto di installazione della Fabbriceria con la consegna dei capitoli(3).
Il primo settembre 1811, in un locale scolastico, si tenne la prima riunione della neocostituita Fabbriceria(4): i cinque membri eletti assegnarono la carica di presidente (o primo fabbriciere)(5) al signor Mauro Gresti e quella di tesoriere(6) al signor Prospero Pizzini(7). In quell'occasione i fabbricieri deliberarono di comunicare "a tutti gli amministratori de' beni delle chiese e confraternite del SS. Sacramento, cioè a quelli della parrochia di Ala, S. Valentino, S. Pietro, Seravalle, Santa Margherita, Vo' Casaro e Ronchi, che dal primo settembre debbano riconoscere li signori fabbricieri, cessando affatto la di loro amministrazione". Nella seconda riunione, tenuta il 3 settembre, i fabbricieri deliberarono di invitare tutti gli ex amministratori a presentare le rese di conto alla fabbriceria e inoltre di portare anche "atti, registri, casse". L'invito fu naturalmente accolto e la Fabbriceria ebbe così modo di riscontrare l'esattezza dei conti dei vecchi massari e di approvarli.
Nella seduta del 12 ottobre i fabbricieri passarono alle nomine di "tutti i sagristi delle chiese e confraternite soggette a questa Fabbriceria, come pure l'inservienti"(8). Le istruzioni ministeriali prevedevano però il diritto del podestà sull'elezione dei sacrestani delle chiese di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Nepomuceno e il diritto del parroco di Ala e dei curati di Serravalle, Ronchi e Vò' di approvare l'elezione dei propri sacrestani. Il podestà approvò le nomine della Fabbriceria come pure i sacerdoti, che giudicarono i sacrestani eletti "persone probe, oneste e capaci".
La Fabbriceria, che si riuniva in un locale provvisorio annesso alla chiesa di S. Giovanni Battista, ottenne per ordine prefettizio(9) la concessione di "ridurre due luoghi ad uso della sua propria cancelleria nel fu Oratorio della soppressa confraternita della Dottrina Cristiana"(10); la riunione del 17 maggio 1812 si tenne "nel luogo della sua Cancelleria"(11).
Gli argomenti trattati nelle sedute riguardavano esclusivamente gli aspetti relativi all'amministrazione delle chiese soggette alla Fabbriceria e ogni questione veniva posta a "ballotazione". Durante le riunioni si rendevano note inoltre le comunicazioni e le decisioni delle autorità superiori.
Il controllo esclusivo della Fabbriceria di Ala sul patrimonio ecclesiastico della parrocchia e la sua ingerenza in altre questioni non era stato accettato serenamente dal parroco e dai suoi sacerdoti che non avevano mancato di lamentare alle autorità ecclesiastiche gli "abusi" di questa. Nella lettera inviata il 13 luglio 1812(12) il parroco Andrea Pecoretti lamentava: "1. Nella chiesa di S. Giovanni, dove aveano già occupati due sufficienti locali, fecero i fabbricieri una capriciosa e dispendiosa fabbrica di altri due ... e con tale occupazione impediscono al parroco di poter distribuire le classi della Dottrina Cristiana ... 2. Spogliarono quasi del tutto il Santuario di S. Valentino ... 3. Proibirono le limosine per le S. Anime del Purgatorio ... 4. Amministrano arbitrariamente tutte le limosine della parrochiale e figliali senza dare al parroco la dovuta chiave delle cassette(13) ... 5. Ricusarono di far celebrare sotto ingiusti pretesti molte messe legatarie ... 6. Pretendendo che la Fabbriceria sia un tribunale non vogliono in conto alcuno dipendere dal parroco, con cui quindi non mostrano confidenza alcuna, né mai parlano(14) ... pretendendo da esso libbri e documenti ad essi in niun conto aspettanti. 7. Finalmente per colmo di audacia ... fecero chiudere e consegnarsi le chiavi del campanile ... e de' sacri arredi contro l'evidente diritto del parroco e del clero". Il parroco chiedeva, in chiusura di lettera, l'intercessione del vescovo per licenziare il capo fabbriciere e univa una lettera di lamentele anche di altri sacerdoti della parrocchia che denunciavano che "il primo membro di questa fabbriceria tratta i sacerdoti con maniere meno che nobili"...
Sistema informativo degli archivi storici del Trentino-AST