Forma autorizzata del nome
Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Avio, Avio, 1811 settembre 1 - [sec. XX]
Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Avio
La circolare del 27 maggio 1811 (n. 7502) del prefetto del Dipartimento dell'Alto Adige inviata alle autorità civili locali comunicava l'ordine di creare presso le chiese parrocchiali la nuova istituzione denominata "fabbriceria". Questo ente doveva essere composto da tre a cinque fabbricieri ai quali veniva affidata l'amministrazione di tutti i beni della chiesa parrocchiale e delle sue filiali. Nella citata circolare si chiedeva di scegliere i fabbricieri fra "le più probe, ed oneste persone" e di comunicare quanto prima la loro nomina.
Il viceprefetto di Rovereto con circolare n. 3039 in data 29 maggio 1811 invitava il podestà di Avio a comunicargli le nomine dei fabbricieri scelti. La proposta dei nomi fu fatta nel giugno del 1811: tre fabbricieri per la parrocchia di Avio (Luigi Brasavola, Antonio Venturi, Paolo Poli), uno per la curazia del Vò Sinistro (Cristoforo Fiorini) e due per la "spettoria" di Borghetto (Giuseppe Borghetti e Francesco Borghetti). Solo i fabbricieri della parrocchiale di Avio furono nominati; per quanto riguarda Vò sinistro e Borghetto non venne ritenuta necessaria la loro nomina in quanto l'amministrazione delle chiese sussidiarie dipendeva direttamente dalla parrocchiale. In un'altra circolare del 26 luglio 1811 il prefetto comunicava al podestà di Avio l'avvenuta nomina dei fabbricieri e ordinava "che le fabbricerie sieno attivate con il primo del prossimo mese di settembre, e con quel giorno dovranno cessare le anteriori amministrazioni". E' questa la data presunta dell'inizio dell'attività dell'ente. Nell'archivio la prima attestazione relativa alla fabbriceria di Avio è datata 7 febbraio 1817 e si trova nel registro dei verbali delle riunioni dell''Assentata'; in quella riunione si elesse il nuovo riscossore (tesoriere) delle entrate della fabbriceria (1). Il fatto che venisse utilizzato il registro dell'istituzione che prima provvedeva al coordinamento delle amministrazioni degli enti ecclesiastici di Avio, permette di ipotizzare che un ente si sia, in qualche modo, sostituito all'altro.
L'istituto della fabbriceria così concepita cessò con l'annessione del Trentino all'Austria. Il nuovo governo passò le competenze relative all'amministrazione dei beni delle chiese ai Comuni (2). La nomina di quelli che ora venivano chiamati "sindaci", le persone a cui veniva affidata l'immediata amministrazione delle chiese, spettava al capo comune e doveva essere confermata dal pastore locale. Rispetto al sistema del cessato governo napoleonico, il nuovo coinvolgeva direttamente il parroco nella direzione e vigilanza dell'amministrazione degli enti ecclesiastici, affiancato nella funzione di controllo dal giudice distrettuale. La circolare governativa del 13 ottobre 1821, concernente l'amministrazione e il rendiconto dei beni delle chiese, determinava la durata dell'ufficio del sindaco in tre anni con la possibilità di riconferma. Tale carica veniva contemplata come un "ufficio d'onore" e in quanto tale veniva prestata a titolo gratuito.
Ai sindaci, assieme al parroco, venivano consegnati i rendiconti e gli inventari della chiesa che venivano sottoscritti per presa visione. I sindaci si occupavano della cassa e dell'amministrazione della chiesa e non potevano affrontare alcuna spesa senza l'approvazione del parroco e della superiore autorità civile; essi rendevano conto della loro amministrazione alla fine di ogni anno. Non è un caso che nei registri dal 1822 compaia la dicitura "Amministrazione delle chiese di Avio" e, dal 1829, "Amministrazione della chiesa parrocchiale e filiali di Avio" al posto della denominazione "Fabbriceria" (3).
La vigilanza del curatore d'anime negli affari concernenti l'amministrazione della chiesa rimase comunque la costante che determinò ogni rinnovamento nel campo dell'amministrazione ecclesiastica. Le norme introdotte nel 1865 (4) per l'amministrazione del patrimonio di chiese, benefici e fondazioni ecclesiastiche riportano in primo piano la figura del curatore d'anime in quanto amministratore principale del patrimonio, ad esso vengono affiancati "due così detti fabbricieri" in rappresentanza della comunità ecclesiastica riconsciuta anch'essa responsabile del patrimonio della propria chiesa. Questi fabbricieri venivano proposti direttamente dal parroco e immessi nel loro ufficio dal decano distrettuale. Il curatore d'anime diviene da questo momento il primo organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui compete la principale direzione. I fabbricieri dovevano coadiuvare il curato esclusivamente nell'amministrazione della sostanza della chiesa e non avevano alcuna ingerenza nel servizio divino della cura d'anime o nei diritti e doveri che riguardavano il sacerdote.
Il termine "fabbriciere" assume quindi una valenza diversa nel corso del tempo rispetto all'epoca in cui esso significava precise ed esclusive funzioni amministrative.
Sistema informativo degli archivi storici del Trentino-AST