Forma autorizzata del nome
Comunità ebraica di Trieste, Trieste, 1746 -
Comunità ebraica di Trieste
ente e associazione di culto acattolico
La Comunità ebraica di Trieste è nata nel 1746 per dare risposta alle esigenze religiose, culturali, assistenziali ed economiche dei suoi iscritti. Ne fanno parte tutti gli ebrei che risiedono nella circoscrizione e che vi s'iscrivono, contribuendo in base al reddito al suo funzionamento.
Nel corso del Medioevo e per gran parte dell'età moderna il ruolo dell'ebraismo triestino fu marginale rispetto alla città, numericamente piccolo, non più di un centinaio di membri di famiglie di origine germanica dedite al commercio ed al prestito. La proclamazione del porto franco triestino nel 1719 da parte di Carlo VI determinò un'epoca di grandi svolte economiche e sociali. Gli Asburgo concessero privilegi e libertà a tutte le confessioni religiose non cattoliche presenti a Trieste, determinando anche un notevole aumento demografico. Le promesse di tolleranza si esplicitarono in autentiche concessioni da parte di Maria Teresa: con il Rescritto del 15 agosto 1753 la sovrana permise ad un gruppo di ebrei ricchi di risiedere fuori dal ghetto. I privilegi concessi il 19 aprile 1771 agli ebrei triestini furono numerosi ed ampi tanto da richiederne la riconferma dopo l'emanazione del Toleranzedikt del 1781. Fra tutti i privilegi per i quali veniva chiesta la riconferma, cinque erano per loro fondamentali: la libertà di culto, il possesso dei beni immobili urbani e rustici, la libertà di impiego nel commercio, nelle arti, nelle professioni e nei mestieri, la tutela dal rapimento dei bambi...
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