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Archivio di Stato di Roma

Denominazione:

Archivio di Stato di Roma  Linked Open Data: san.cat.sogC.4878

 

Tipo Soggetto Conservatore:

- archivio di Stato

 

Descrizione:

La particolare situazione politica nella quale si effettuò l'occupazione di Roma non permise alle autorità italiane di incamerare tutti gli archivi pubblici conservati nella città. Quando l'AS Roma fu istituito [Cfr. r.d. 30 dic. 1871, n. 605] vi confluirono i fondi documentari reperiti fuori dalle mura vaticane e dagli altri edifici considerati extra-territoriali, restando esclusa dall'incameramento la documentazione là conservata. Da questo dato di fatto è scaturita l'asserzione, più volte ripetuta e tramandata nel tempo, che l'AS Roma non sia altro che un archivio complementare a quello Vaticano [Ordinamento 1910, p. 213; Archivi 1944, p. 355] con tutte le conseguenze limitative che un simile punto di vista ha comportato e comporta. L'asserzione troppo facile e categorica merita d'essere analizzata, col solo intento di raggiungere una definizione dell'AS Roma il più possibile realistica e perciò utile alla ricerca e agli studi. Nel suo nucleo fondamentale l'AS Roma rispecchia la storia delle magistrature pontificie (Camera apostolica, congregazioni, ministeri, tribunali ed altro) nei secoli XV-XIX. In questo ambito cronologico per l'istituto archivistico romano non si può parlare di complementarietà rispetto a quello Vaticano, anzi la definizione fin qui tramandata potrebbe essere anche capovolta. In effetti, e alcuni scambi avvenuti fra i due istituti ne fanno fede, l'AS Roma e l'Archivio vaticano conservano, rispettivamente, gli archivi dello Stato pontificio e gli archivi della Chiesa. Naturalmente, non si possono escludere fra i due Archivi varie interferenze che, peraltro, non ne compromettono le rispettive fisionomie. La delegazione sopra gli archivi [La delegazione fu istituita con decreto del ministro dell'interno del 21 mar. 1871 e fu posta alle dipendenze del commissario governativo per il trasferimento della capitale da Firenze a Roma (Giuseppe Gadda, ministro dei lavori pubblici). Fu composta da Emanuele Bollati, direttore dell'archivio camerale di Torino e dall'erudito Costantino Corvisieri quali rappresentanti del ministero dell'interno, coadiuvati da un ristretto numero d'impiegati provenienti dai disciolti uffici pontifici. Sulle vicende della delegazione e sulla sua attività cfr. E. LODOLINI, La formazione dell'Archivio di Stato di Roma... cit. in bibl., pp. 255-261] istituita il 21 marzo 1871 per identificare e trasferire gli archivi pontifici dislocati in vari palazzi romani [La documentazione (archivi finanziari e giudiziari) più numerosa ed importante fu reperita nel palazzo di Montecitorio, nel vicino palazzo Capranica ove aveva sede la computisteria pontificia, a palazzo Madama, nel palazzo Salviati alla Lungara, a S. Michele, a palazzo Sinibaldi a Torre Argentina, nel palazzo della Dogana a piazza di Pietra] non ebbe compito facile; ma forse per la sua ristretta composizione poté agire abbastanza alacremente e portare a termine in breve tempo il lavoro ad essa affidato. Quando la delegazione fu sciolta nel gennaio 1872 confluirono nel neo Archivio di Stato gli archivi amministrativi, finanziari, giudiziari e notarili [Nei palazzi Mignanelli e di Pietra, nel convento di S. Andrea della Valle e nel caseggiato alle Sette Sale furono concentrati quasi tutti gli archivi giudiziari e notarili reperiti soprattutto nel palazzo di Montecitorio; soltanto in un secondo tempo essi vennero aggregati all'Archivio di Stato in seguito al r.d. 4 febbr. 1872, n. 681] dell'ex Stato pontificio, ai quali si aggiunsero negli anni successivi i fondi provenienti dalle corporazioni religiose [La l. 19 giu. 1873, n. 1402, estese a Roma con modifiche il r.d. 7 lu. 1866, n. 3036, sulla soppressione delle corporazioni religiose] e dagli ospedali [Gli archivi degli ospedali furono depositati in Archivio di Stato nel 1893 dopo pratiche lunghissime che duravano dal 1877. L'ospedale di S. Spirito completò i depositi nel 1910 e, per la parte più moderna del suo archivio, nel 1953]. Non altrettanto alacre ed efficace fu l'attività delle autorità nella ricerca della sede adatta ai compiti del nuovo istituto archivistico. Varie e faticose peregrinazioni da un palazzo all'altro di Roma caratterizzarono i primi cinquant'anni di vita dell'Archivio di Stato, con tutte le conseguenze negative di una situazione sempre incerta e precaria. Palazzo Mignanelli, l'ex monastero delle benedettine a Campo Marzio, il palazzo del Gesù, l'ex ospizio di S. Michele [Proprio l'ex ospizio di S. Michele fu, ad un certo momento, preso in considerazione come possibile sede dell'Archivio di Stato e il progetto relativo fu elaborato dall'architetto Attilio Spaccarelli, vedi E. CASANOVA, La scelta della sede... cit. in bibl. Precedentemente altri progetti erano stati elaborati, primo fra tutti, con disegno di legge del 28 giu. 1884, del ministro Depretis, quello che prevedeva la costruzione dell'Archivio nella zona di piazza Vittorio Emanuele II e quello del genio civile di Roma del 1921 che prevedeva l'utilizzazione dell'ex monastero di Campo Marzio] ed altri edifici minori furono sedi e depositi sempre insufficienti alle vere necessità dell'istituto che, nel 1939, dopo la costruzione della città universitaria, fu trasferito nel palazzo della sapienza [E. RE, La questione della sede... cit. in bibliografia] Tale sede venne considerata una conquista delle autorità archivistiche e di prestigio per l'AS Roma. Invece, all'indomani del nuovo insediamento, i problemi, soprattutto di spazio e di efficienza dei locali, risultarono irrisolti. Infatti, anche dopo gli importanti lavori di trasformazione effettuati manomettendo gravemente un'ala del palazzo, soltanto una parte del materiale poté esservi collocata e fu indispensabile perciò conservare un deposito nell'ex monastero delle benedettine a Campo Marzio. E' necessario, peraltro, precisare che alla Sapienza e a Campo Marzio furono insediati non solo i fondi appartenenti all'Archivio di Stato ma anche una parte di quelli componenti l'Archivio del Regno, denominato dal 1953 Archivio centrale dello Stato. Si credette perciò che, quando fosse stato risolto il problema della sede di quest'ultimo istituto, automaticamente si sarebbe risolto anche quello della sede dell'AS Roma. Così quando nel 1960 l'Archivio centrale dello Stato fu trasferito in un palazzo dell'EUR non solo non fu possibile concentrare alla Sapienza tutto il materiale appartenente all'AS Roma, ma alcuni fondi furono trasferiti altrove per far posto ad un altro ufficio, il Centro microfotografico degli Archivi di Stato che, sorto nel frattempo, aveva occupato gran parte dell'ala sinistra dell'edificio. Infine l'adiacenza della Sapienza e del deposito di Campo Marzio alle sedi parlamentari diede luogo negli anni '60 ai primi problemi di vicinato. Il senato e la camera dei deputati sempre più bisognosi di spazio lo cercarono, seguendo la lectio facilior, a spese dell'AS Roma. Nel 1964 una leggina programmò l'assegnazione della Sapienza al senato e la costruzione di un edificio per l'istituto archivistico romano su una porzione dell'area dell'ex aeroporto di Centocelle, emarginando, peraltro, l'Archivio di Stato in una zona della città estranea a tutte le sue necessità di collegamenti culturali. Infatti per l'AS Roma è essenziale rimanere nell'ambito, il più stretto possibile, delle antiche biblioteche romane dell'Archivio vaticano, dell'Archivio capitolino: in una parola nel centro storico. La legge rimase inattuata ed inattuabile anche per la insufficienza dei fondi stanziati ma servì come punto di riferimento per i successivi atti amministrativi che assegnarono i locali dell'ex monastero benedettino di Campo Marzio alla camera dei deputati e consentirono al senato di occupare parte della Sapienza. Così per l'ennesima volta i fondi archivistici vennero spostati dalla loro sede e trasferiti in un deposito all'EUR [ALEANDRI BARLETTA, Problemi e difficoltà... cit. in bibliografia] E' evidente come questo ulteriore spostamento delle carte e la loro dislocazione in una zona lontana dalla sede della direzione, degli uffici, della sala di studio abbiano suscitato e suscitino tuttora drammatici problemi di sorveglianza, di utilizzazione e di conservazione del materiale. E' necessario inoltre sottolineare come dal 1939 ad oggi la situazione dell'istituto sia divenuta insostenibile anche per l'impossibilità di accogliere i versamenti provenienti dagli uffici provinciali e non solo da questi. Roma è infatti una città che conserva ancora molti archivi di notevole interesse storico che potrebbero essere depositati e acquistati, sottraendoli così a certa dispersione, solo se l'Archivio di Stato avesse la capacità di accoglierli. Richieste in tal senso non sono rare, specialmente in conseguenza della nuova legislazione archivistica che ha regolamentato più severamente il settore degli archivi non statali [Cfr. d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409] 2. Il nucleo fondamentale e più antico dell'AS Roma è costituito dall'archivio della Camera apostolica relativo soprattutto ai secc. XVI-XIX. A questa istituzione e ai suoi componenti (camerlengo, tesoriere, commissario, chierici di camera e altri) faceva capo, com'è noto, tutta l'amministrazione finanziaria dello Stato pontificio con competenze legislative, amministrative e giudiziarie. Il funzionamento della camera era, quindi, assai complesso e una ricerca approfondita su tale argomento non è stata ancora efficacemente e globalmente affrontata, anche a causa, con molta probabilità, dello Stato degli archivi camerali. Infatti il cosiddetto archivio camerale è in realtà la risultanza di più archivi che si possono identificare in base agli uffici che li conservavano e cioè i notai, segretari e cancellieri della Camera stessa e la computisteria. Purtroppo la documentazione, che aveva sopportato già in epoca pontificia manomissioni, scarti indiscriminati e riordinamenti per materia, subì in Archivio di Stato, sullo scorcio del secolo scorso, ulteriori manipolazioni che non hanno fin qui consentito, e, quasi sicuramente, non consentiranno mai più di ricostruire gli archivi [E. CASANOVA, Archivistica, Siena 1928, pp. 192-193; E. LODOLINI, La formazione dell'Archivio di Stato di Roma... cit. in bibl., pp. 317-319]. Nell'ambito dell'archivio camerale, anche se da questo ben distinti, sono stati collocati, oltre alle serie delle soldatesche e galere, dei Luoghi di monte e ad altre alcuni archivi che hanno mantenuto la loro identità. Si tratta innanzi tutto dell'archivio della Camera capitolina o Camera urbis, notevole, fra l'altro, anche perché contiene i registri più antichi conservati presso l'Archivio di Stato [L'archivio è importantissimo non solo per la storia economica di Roma, ma anche per la storia dell'università romana e delle magistrature capitoline. A proposito di queste ultime si ricorda che il comune di Roma conserva presso di sé il proprio archivio storico che ha la sua sede in piazza della Chiesa Nuova, cfr. L. GUASCO, L'archivio storico del comune di Roma, Roma 1919], degli archivi delle Tesorerie provinciali che, dopo la loro inventariazione, cominciano ad essere ampiamente utilizzati dagli studiosi [P. PARTNER, The papal State under Martin V, London 1958; E. LODOLINI, I libri di conti di Antonio Fatati tesoriere generale della Marca (1449-1453) nell'Archivio di Stato di Roma, in Atti e memorie della deputazione di storia patria per le Marche, s. VIII, IV (1964-1965), fasc. 2, pp. 137-176; ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Il primo registro della Tesoreria di Ascoli (20 agosto 1426-30 aprile 1427), a cura di M. CRISTOFARI MANCIA, Roma 1974 (Fonti e sussidi, VI)]; dell'archivio della computisteria dopo il 1744, quando la riforma di Benedetto XIV ne trasformò radicalmente la struttura; dell'archivio del commissario generale della camera al quale sono state accostate le collezioni dei bandi che, molto probabilmente, gli appartenevano. A questi archivi camerali di carattere amministrativo sono stati aggiunti gli archivi, anch'essi della Camera, che ne riflettono l'attività giudiziaria (Tribunale della Camera apostolica, Tribunale criminale del camerlengo e del tesoriere; Congregazione camerale; Congregazione per la revisione dei conti ed altre) e gli archivi notarili, che per più di cinquanta anni, a seguito di incerte disposizioni del regolamento del 1911 [Il r.d. 2 ott. 1911, n. 1163, sanciva, ribadendo però il dettato di precedenti disposizioni legislative, la divisione interna degli archivi in sezioni giudiziaria, amministrativa e notarile. Si dimenticava così che le antiche magistrature conglobavano nelle loro attività le funzioni legislativa, amministrativa e giudiziaria e che quindi la divisione delle loro carte era un grossolano errore, prima che archivistico, storico.] - malamente interpretate - furono conservati in sezioni separate e separatamente vennero descritti nelle precedenti guide dell'AS Roma. Si è effettuato così il recupero della magistratura nella sua globalità, superando una norma antistorica che aveva provocato in passato molti equivoci ed aveva ostacolato una conoscenza meno superficiale della magistratura stessa. Sugli archivi giudiziari camerali resta ancora e soltanto da segnalare che subirono in epoca pontificia e nei primi anni di vita dell'Archivio di Stato gli scarti più indiscriminati. Tra la seconda metà del sec. XVI e la prima metà del sec. XVII l'amministrazione pontificia subì una lenta, ma profonda trasformazione. All'attività del concistoro, che affiancava il pontefice nel disbrigo degli affari dello Stato, si sostituì gradatamente l'attività delle congregazioni. La prima congregazione di carattere temporale fu quella della sacra consulta istituita da Paolo IV nel momento stesso in cui, esiliando il proprio nipote cardinale Carlo Carafa, sentì l'urgenza di avere a disposizione uno strumento di consultazione che non fosse influenzato da ingerenze e intrighi familiari. La congregazione, composta all'atto della sua istituzione da quattro cardinali, fu riformata da Sisto V che ne precisò anche la sua denominazione e le sue competenze nella bolla Immensa aeterni Dei del 22 genn. 1588. Com'è noto tale documento approfondì e completò quella trasformazione dell'amministrazione statale pontificia e della Chiesa stessa iniziata alla chiusura del concilio di Trento, istituendo, ampliando e riformando quindici congregazioni delle quali cinque di carattere temporale. In generale le congregazioni, che avevano poteri deliberativi, amministrativi e giudiziari, erano composte da un cardinale in qualità di presidente e da più prelati; si riunivano a data fissa (una volta alla settimana o ogni quindici giorni), deliberavano sui singoli affari e talvolta fungevano, con varianti nella loro composizione, da tribunale nella materia specifica affidata alla loro amministrazione. Nell'ambito di ogni congregazione, che in genere era istituita con atto pontificio, il notaio o i notai avevano anche il ruolo di segretari e cancellieri con il compito tra l'altro, di conservare sia gli archivi amministrativi che quelli giudiziari. Questa organizzazione statale - che comprendeva oltre alle congregazioni stabili anche congregazioni particolari deputate a studiare e risolvere singoli problemi - fu travolta dalla prima repubblica romana e poi dal governo imperiale francese. Durante la restaurazione, essa fu però parzialmente ripristinata anche se con adeguamenti alle nuove esigenze amministrative. La liquidazione del sistema, iniziata già durante il pontificato di Gregorio XVI, si ebbe, peraltro, soltanto con il pontificato di Pio IX, quando anche l'amministrazione pontificia, istituendo i ministeri, tentò di conformarsi, almeno nelle grandi linee, ad una visione più moderna dello Stato. Per il periodo caratterizzato dalle congregazioni l'AS Roma conserva la documentazione che si riferisce alle congregazioni di carattere temporale (Congregazioni delle acque, del sollievo, del buon governo e altre) e alle Congregazioni cosiddette deputate. Soltanto per gli archivi della Congregazione della sacra consulta e della Congregazione del buon governo si ritiene di dover fare un cenno: il primo è andato disperso, ad esclusione di alcuni spezzoni dei secc. XVII-XVIII e della documentazione giudiziaria del periodo della restaurazione; il secondo fu ceduto dalle autorità vaticane all'AS Roma in cambio di alcuni spezzoni di fondi relativi in particolare al governo della Chiesa. Giova inoltre sottolineare che l'archivio della Congregazione del buon governo [ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, L'archivio della S. Congregazione del Buon Governo (1592-1847), Inventario [a cura di E. LODOLINI], Roma 1956 (PAS, XX)] - la congregazione fu istituita da Clemente VIII col compito di portare ordine nelle amministrazioni delle comunità costringendole a fare i bilanci, a rendere i conti, ad amministrare saggiamente i beni comunitari - è una insostituibile fonte di notizie sulla vita amministrativa ed economica delle province. Accanto e parallelamente alla istituzione delle congregazioni anche l'attività della Camera apostolica tra il XVI e il XVII secolo si evolve e si trasforma. Ad un processo di accentramento di poteri [La riforma tridentina ebbe una notevole influenza sulla trasformazione dello Stato pontificio e sull'accentramento di poteri nell'ambito della curia romana in generale e della Camera apostolica in particolare. Tra il 1564 e la fine del secolo XVI, durante i pontificati di Pio IV, Pio V, Gregorio XIII, Sisto V, una nutrita serie di provvedimenti non solo di carattere religioso e spirituale ma anche di carattere temporale e amministrativo realizzò i decreti tridentini, vedi ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Aspetti della riforma cattolica e del concilio di Trento, Mostra documentaria. Catalogo a cura di E. ALEANDRI BARLETTA, Roma 1964 (PAS, LV), pp. 139-193] (antiche magistrature comunali proprio in questo periodo decadono e muoiono e le loro competenze vengono assorbite dalla camera [Come ad esempio l'antica magistratura comunale dei maestri delle strade che, in concomitanza con la istituzione della presidenza delle strade, perde la propria autonomia e finisce per essere assorbita dalla amministrazione centrale] ) fa riscontro una maggiore articolazione delle proprie attività amministrative e giudiziarie con la creazione delle presidenze (anche, e soprattutto nel sec. XIX, deputazioni o prefetture). Questi particolari istituti affidati ai chierici di Camera ebbero, rispetto alla Camera stessa, una loro autonomia amministrativa e giudiziaria e quindi una propria segreteria e una propria cancelleria, tenute da un notaio o da più notai, e un archivio ben distinto da quello camerale vero e proprio [Anche la presidenza dell'annona e della grascia ebbe un proprio tribunale, l'archivio del quale però, non essendo enucleato da quello del tribunale camerale, non risulta segnalato nella Guida come a sé stante. Le sue carte vanno ricercate fra gli atti giudiziari camerali dove peraltro sono sempre messe in evidenza] La loro dipendenza dalla Camera apostolica e in particolare dalla computisteria era soprattutto finanziaria e contabile. Per queste caratteristiche le presidenze, che nel corso dei primi decenni del secolo XIX verranno riassorbite in base alla materia di loro pertinenza o dal tesorierato generale della Camera apostolica o dal camerlengato ed infine, sotto il pontificato di Pio IX, dai ministeri, sono state collocate nella Guida al di fuori dell'archivio camerale, accanto alle congregazioni e raggruppate insieme con queste per affinità di competenza. Proprio in questo settore l'AS Roma conserva una ricca documentazione che offre un quadro abbastanza completo e dettagliato dell'amministrazione pontificia soprattutto a Roma e nel suo distretto. Anche per le presidenze si è effettuata l'operazione di accostare gli archivi giudiziari e notarili a quelli amministrativi. Inoltre si è provveduto a segnalare tutti i necessari rinvii dalla Camera apostolica senza i quali competenze promiscue (abbastanza frequenti nella amministrazione pontificia) e disordine degli archivi camerali renderebbero incompleta e insufficiente la ricerca. Con la restaurazione, come si è già accennato, le autorità pontificie ripristinarono l'antico ordinamento amministrativo e giudiziario, ma per breve tempo: infatti già nel trentennio che precede il pontificato di Pio IX gli organi statali sia centrali che periferici subiscono un primo rilevante mutamento. In realtà, un sostanziale rinnovamento delle strutture camerali era avvenuto - come si è detto - durante il pontificato di Benedetto XIV, quando erano state dapprima definite le attribuzioni del camerlengo e del tesoriere (chirografo 1° mag. 1742) e successivamente era stata effettuata la riforma della computisteria (chirografi 31 dic. 1743 e 18 mar. 1746): si era avuto così quel nuovo assetto della Camera apostolica che perdurerà, sia pure con le riforme e gli ampliamenti apportati in particolare dai pontefici Pio VII e Gregorio XVI, fino al pontificato di Pio IX. Questo nuovo assetto aveva una caratteristica fondamentale, quella cioè di mettere in evidenza e regolamentare, suddividendole tra il camerlengo e il tesoriere, le competenze amministrative della Camera, dando luogo a nuovi uffici sempre più definiti nelle loro attribuzioni con proprie strutture e propri archivi. si verificava cioè anche per gli uffici del camerlengo e del tesoriere quello che era avvenuto tra la fine del sec. XVI e gli inizi del XVII con la distribuzione ai chierici di Camera di alcune competenze camerali e con la relativa istituzione delle presidenze. Dopo la repubblica romana Pio VII, con la costituzione Post diuturnas del 30 sett. 1800, riordinando le strutture dello Stato, definiva nuovamente le competenze del camerlengo e del tesoriere e ne stabiliva le rispettive sfere d'azione. Dopo l'occupazione francese, il motuproprio del 6 lu. 1816 e il regolamento in pari data emanato dal cardinal Consalvi misero a punto il riordinamento dell'amministrazione finanziaria, in particolare del tesorierato, della computisteria e del tribunale della piena Camera come organo di controllo sui bilanci. Una ulteriore importante riforma delle magistrature camerali si ebbe sotto il pontificato di Gregorio XVI con il regolamento del 29 dic. 1833 emanato dal segretario di Stato cardinale Tommaso Bernetti. Il regolamento statuiva in particolare una nuova sistemazione giuridica ed organica del tesorierato generale della Camera apostolica e disciplinava più dettagliatamente le attribuzioni della computisteria generale [Sulle riforme degli istituti camerali nel periodo della restaurazione vedi MINISTERO DEL TESORO, Istituzioni finanziarie, contabili e di controllo dello stato pontificio dalle origini al 1870, Roma 1961] Il camerlengato venne a comprendere nell'ambito della sua amministrazione quasi tutte le materie sulle quali dal 1847 sarà competente il ministero del commercio, belle arti, industria e agricoltura[Nel 1854 venne conglobato nel ministero del commercio, belle arti, industria e agricoltura, anche quello dei lavori pubblici] mentre il tesorierato, che dal 1832 comprendeva anche tre direzioni generali [Direzioni generali: delle dogane, dazi di consumo e diritti uniti; dei dazi diretti e delle proprietà camerali; del bollo, registro, ipoteche e tasse riunite] sfocerà nel ministero delle finanze. Caratteristica di questo periodo è anche la formazione di uffici tecnici quali, ad esempio, il corpo degli ingegneri pontifici, il consiglio d'arte ed altri che, con i loro pareri, affiancano e sostengono l'amministrazione statale. Profonde riforme subiscono anche i tribunali; vengono aboliti i fori esclusivi e le giurisdizioni particolari. Il tribunale dell'auditor camerae, rimasto per secoli sostanzialmente immutato, nel 1831 viene trasformato nella congregazione civile dell'auditor camerae per divenire nel 1847 il tribunale civile di Roma, mentre le sue attribuzioni in materia di commercio danno luogo al tribunale di commercio. Similmente il tribunale del governatore o tribunale di governo sfocia nel tribunale criminale di Roma [E. LODOLINI, L'ordinamento giudiziario civile e penale nello stato pontificio (sec. XIX), in Ferrara viva, I (1959), pp. 43-73] L'unico elemento di continuità rispetto alla organizzazione camerale del periodo anteriore alle riforme francesi sono i notai, segretari e cancellieri della Camera apostolica, che nel sec. XIX conservano ancora alcuni tipi di atti camerali, ma anche in questo caso con una notevole differenza rispetto ai secoli precedenti. Infatti essi non hanno più il compito di conservare tutti gli atti amministrativi camerali come avveniva precedentemente, ma soltanto quelli emanati dal pontefice (Signaturam Sanctissimi Libri, Chirografi [Gli originali dei chirografi per i quali era previsto l'inserimento nei protocolli notarili si conservano nel fondo Notai segretari e cancellieri della Camera apostolica .] ). Gli altri atti ormai trovano posto negli archivi rispettivamente del Camerlengato e del Tesorierato. Per questa ragione molto probabilmente gli uffici notarili, già ridotti da sei a quattro nel 1672, nei primi anni del sec. XIX (1806-1818) vengono ridotti ulteriormente a soli due. Durante il pontificato di Pio IX la trasformazione già in atto si completa con l'organizzazione dei ministeri [I ministeri furono istituiti da Pio IX con motuproprio 29 dic. 1847] e si conclude così il ciclo delle magistrature che avevano caratterizzato l'amministrazione camerale. In conclusione l'archivio della Camera apostolica, che per diversi secoli era stato conservato dai notai (atti amministrativi e atti giudiziari) e dalla computisteria (atti contabili), comincia a diversificarsi prima (secc. XVI-XVII) con la costituzione delle presidenze, poi, dopo la riforma di Benedetto XIV, con la costituzione del camerlengato e del tesorierato e con la nuova organizzazione della computisteria generale della Camera apostolica. Da questo momento gli archivi camerali, non più articolati in due parti, tendono a riflettere le diverse magistrature e vengono conservati separatamente. Ma il disordine degli archivi camerali impedisce di stabilire con esattezza la linea di demarcazione fra gli archivi antecedenti la riforma di Benedetto XIV e quelli del camerlengato, del tesorierato e della computisteria successivi a tale riforma. La periodizzazione, come si è detto, è approssimativa e la ricerca sulle magistrature camerali della restaurazione deve essere effettuata anche negli archivi camerali descritti nella parte della Guida dedicata agli Antichi regimi. Nella parte della Guida dedicata ai fondi della restaurazione si è creduto comunque non solo opportuno ma anche archivisticamente esatto collocare le magistrature camerali non più sotto la categoria Camera apostolica, ma sotto le proprie specifiche definizioni ed accostare ad esse quelle nuove magistrature (ad es. Consiglio fiscale e Controllo generale) e quelle magistrature riformate (ad es. Congregazione di revisione dei conti) strettamente connesse alla loro sfera di competenza, per concludere poi con i ministeri (Ministero del commercio, belle arti, industria e agricoltura al quale nel 1854 si aggiunge quello dei lavori pubblici e Ministero delle finanze) che sono lo sbocco di una lunga elaborazione storica dell'istituto camerale. Resta ancora da dire che nel sec. XIX anche la funzione dei chierici di Camera si esaurisce; le presidenze (o prefetture), con la sola esclusione della prefettura generale di acque e strade che il 29 dic. 1847 si trasformerà nel ministero dei lavori pubblici, vengono riassorbite dal camerlengo che ne raccoglie l'eredità. Con l'organizzazione dei ministeri effettuata durante il pontificato di Pio IX anche gli archivi sono più ordinati e più articolati, con specifici mezzi di ricerca che ne consentono l'utilizzazione. Per completare i dati sugli archivi pontifici conservati nell'AS Roma è necessario accennare ad alcune miscellanee, composte nei primi anni di vita dell'istituto coll'estrarre documenti e fascicoli da vari fondi delle amministrazioni preunitarie. La storia della loro formazione [Sulla formazione di questi cosiddetti fondi, effettuata in Archivio di Stato sullo scorcio del secolo scorso, cfr. E. LODOLINI, La formazione dell'Archivio di Stato di Roma... cit. in bibl., p. 313] è certamente una triste storia di insufficienza culturale, ma si collega anche ad una sorta di patriottismo, ad una moda che tendeva a collezionare e a disporre in una specie di museo delle carte il singolo curioso documento, l'autografo, le notizie particolari soprattutto del recente risorgimento nazionale. In questo spirito sono state formate le miscellanee cronologiche della repubblica romana del 1798-1799, del governo francese (1809-1814), del periodo costituzionale (1846-1849) ed infine della repubblica romana del 1849. Per la formazione di questi fondi artificiosi, corredati da inventari ed indici non del tutto sufficienti, i documenti furono estratti da vari fondi pontifici ove si trova ancora gran parte del materiale coevo a quello sottratto, come ad esempio la documentazione del debito pubblico del periodo francese che è conservata nel fondo della direzione generale del debito pubblico pontificio. Va segnalato che recentemente si è dato inizio all'identificazione delle magistrature da cui provengono i documenti della miscellanea del governo francese (1809-1814) e di quella detta del periodo costituzionale (1846-1899). Con lo stesso intento teso a collezionare notizie particolari furono formate altre due miscellanee, quella che finora era stata denominata "Gendarmeria-rapporti politici" e quella denominata "Miscellanea di carte politiche e riservate". La prima, che contiene i rapporti dei comandi militari di piazza, dei comandi di carabinieri e gendarmi, delle direzioni provinciali di polizia alle autorità centrali militari e di polizia, fu composta con fascicoli e documenti estratti dagli archivi del ministero delle armi e del ministero dell'interno. La seconda, e cioè la Miscellanea di carte politiche e riservate (non sono chiari concettualmente gli aggettivi che la qualificano, ma sono suggestivi al punto che essa "gode di una immeritata fama presso gli studiosi" [. LODOLINI, La formazione dell'Archivio di Stato di Roma... cit. in bibl., p. 315] ) è formata in gran parte da fascicoli provenienti dagli archivi del ministero dell'interno, della direzione generale di polizia e del tribunale della sacra consulta. Nella Guida si è provveduto, comunque, a porre la miscellanea di seguito al Tribunale della sacra consulta per dare agli studiosi almeno una indicazione di massima sul carattere e la provenienza dei documenti. Accanto agli archivi dello Stato pontificio si conserva presso l'istituto archivistico romano la documentazione prodotta dalle corporazioni religiose, dagli ospedali, dai notai, dalle famiglie, nonché una serie di collezioni (pergamene, statuti, disegni e mappe, catasti ed altre). Ma proprio in questo settore sarebbe interessante fare un'indagine [L'indagine è stata più volte, in vari tempi, tentata ma sempre in maniera parziale per scarsezza di personale e di mezzi. sulle corporazioni religiose soppresse che non versarono gli atti presso l'AS Roma vedi A. LODOLINI, congregazioni di cui non si acquisirono gli atti nell'Archivio di Stato di Roma. Situazione riferita al 1870..., in Archivi, s. II, XXV (1958), pp. 29-37. Sugli archivi delle confraternite romane fra il 1871 e il 1911 vedi E. LODOLINI, Aspetti della vigilanza dello Stato sugli archivi degli enti pubblici non statali, in RAS, XV (1955), pp. 121-140] su quello che non è conservato e che, invece, avrebbe dovuto trovare posto presso l'AS Roma. Anche in questo caso bisogna risalire ai primi anni di vita dell'istituto e tenere conto soprattutto dell'insufficiente politica archivistica che non consentì di incamerare, dopo l'estensione a Roma delle leggi eversive, tutto ciò che la città conservava e nascondeva. Gli archivi delle corporazioni religiose, ad esempio, subirono dispersioni e frazionamenti in particolare per tre ragioni. Innanzi tutto per l'incapacità della giunta liquidatrice dell'asse ecclesiastico di compiere responsabilmente il compito ad essa affidato [In AS ROMA, Miscellanea della soprintendenza, b. 1, si conservano i verbali con cui la giunta prese possesso degli archivi delle corporazioni religiose. Essi sono di una tale approssimazione che giustificano tutte le riserve avanzate dall'incaricato dell'Archivio di Stato, Girolamo Lioy, il quale in una relazione al direttore Biagio Miraglia scriveva: " ...la Giunta liquidatrice dell'asse ecclesiastico non ha voluto fare una consegna particolareggiata degli archivi dei soppressi conventi di Roma, ma in massa e senza alcun inventario, perché la medesima così aveva ricevuto le carte. Ed a tale effetto fu stabilito di accordo con la S.V. il modulo dei verbali di consegna, che io ho firmato, in cui si dice appunto che le carte si consegnano senza alcun inventario come si sono ricevute "] in secondo luogo perché, com'era prevedibile, le corporazioni opposero una tenace resistenza all'incameramento dei loro archivi e cercarono quindi di nascondere e conservare le loro carte; ed infine per il contrasto sorto fra archivisti e bibliotecari relativamente alla spartizione del materiale incamerato [La legge sulla soppressione delle corporazioni religiose del 7 lu. 1866, n. 3036, prevedeva all'art. 24 il versamento dei libri e manoscritti, dei documenti scientifici, degli archivi ed altro alle biblioteche. In seguito all'estensione di questa legge a Roma, anche se mitigata poi dal regolamento della giunta liquidatrice che previde il versamento degli archivi all'Archivio di Stato, molto materiale documentario confluì nelle biblioteche romane]. In conclusione la città di Roma che aveva, com'è ovvio, un grande numero di case religiose, conserva nel suo Archivio di Stato archivi monastici manomessi, incompleti, privi delle serie più importanti. Anche la collezione diplomatica, che è stata formata con l'estrarre dai fondi delle corporazioni religiose i documenti pergamenacei, è assai modesta in confronto alla ricchezza di materiale di questo tipo che la città avrebbe dovuto conservare. Constatazioni ancora più severe possono farsi relativamente al patrimonio archivistico per il quale, a suo tempo, non fu previsto l'incameramento. Proprio in questo campo nell'ultimo cinquantennio è mancata una efficace opera di vigilanza. Molti fondi preziosi che avrebbero potuto e dovuto trovare posto presso l'Archivio di Stato o sono andati dispersi o sono stati ceduti ad altri enti ed altrove conservati. Ciò è molto grave se si tiene conto dell'importanza socioculturale che ebbero, soprattutto a Roma, le opere pie, le confraternite, le corporazioni d'arti e mestieri, gli istituti di assistenza e di culto, le famiglie nobili. Se soltanto si pone l'attenzione sulle confraternite [Due pubblicazioni e cioè M. MARONI LUMBROSO, A. MARTINI, Le confraternite romane nelle loro chiese, Roma 1963, e A. MARTINI, Arti, mestieri e fede nella Roma dei papi, Bologna 1965, che mettono in evidenza il ricchissimo patrimonio socio-culturale nascosto nella città, offrono molti motivi di meditazione sugli archivi delle confraternite] gli archivi delle quali non compaiono affatto (qualche rara eccezione non fa testo [Presso l'AS Roma si conservano soltanto gli archivi delle confraternite della Ss. Annunziata e di S. Caterina ai Funari. Il fondo Confraternita di S. Giovanni decollato, non è l'archivio della confraternita, ma soltanto quella parte di esso che riguardava i condannati a morte] ) tra i fondi dell'Archivio di Stato, ci si rende conto dell'apatia delle autorità in questo settore. Molti archivi di questo tipo, che le leggi eversive a suo tempo non sottrassero agli enti che li avevano prodotti, sono stati abbandonati in uno spaventoso disordine. Si teme che ormai il lavoro di recupero sia difficilissimo se non impossibile; crediamo però che il tentativo vada compiuto [Per un esempio di collaborazione fra le autorità archivistiche ed una confraternita che ha potuto così riordinare e conservare adeguatamente il proprio archivio, cfr. M. MOMBELLI CASTRACANE, La confraternita di S. Giovanni Battista de' Genovesi in Roma. Inventario dell'archivio..., Firenze 1971. Un censimento delle confraternite romane è stato operato dalla soprintendenza archivistica per il Lazio - sotto la direzione di Elvira Gencarelli - in collaborazione con la Fondazione Caetani di Roma] cominciando con un più attento controllo come prevede la legislazione archivistica vigente e dando la possibilità all'Archivio di Stato di accogliere almeno quei fondi che alcuni enti spontaneamente vorrebbero depositare. In chiusura di questo breve discorso è opportuno dare qualche ragguaglio sui mezzi di corredo (inventari, indici ed altro) che, come ogni ricercatore ben sa, sono spesso il punto dolente dell'organizzazione archivistica, e dare un cenno sulla biblioteca. Anche se molto resta ancora da fare, l'AS Roma possiede, in rapporto al numero dei fondi che conserva, un'apprezzabile quantità di mezzi che consentono in qualche modo la ricerca. Un sostanzioso impulso alla identificazione e alla descrizione dei fondi si è avuto nel 1970 quando, in seguito all'ennesimo ordine di trasferimento delle carte, fu necessario, come si è già ricordato, sgomberare il deposito nell'ex monastero benedettino di Campo Marzio per collocare gli archivi in un deposito all'EUR. In quella occasione, pure in mezzo a difficoltà di ogni genere, si riuscì nell'intento di riordinare materialmente e di inventariare [Per l'elenco dei fondi trasferiti cfr. E. ALEANDRI BARLETTA, Problemi e difficoltà... cit. in bibl., pp. 86-91], anche se in alcuni casi in modo sommario, tutti i fondi e in particolare quelli che negli anni precedenti- erano stati sconvolti per le ragioni più varie (crolli di soffitti, alluvioni, indilazionabili lavori di restauro dei locali ed altro). A tutt'oggi, perciò, gli archivi privi completamente di mezzi di corredo sono molto pochi. Diverso invece è il discorso sulla qualità degli inventari che, per la maggior parte, si caratterizzano per una sommarietà spesso assai vicina a quella degli elenchi di consistenza. L'AS Roma possiede una biblioteca [O. MONTENOVESI, La biblioteca dell'Archivio di Stato nell'Alessandrina di Roma, in Accademie e biblioteche d'Italia, XVII (1942-1943), pp. 30-35] notevole per le collezioni e le raccolte che vi si conservano. Essa si compone nel suo nucleo fondamentale di circa 20.000 volumi e di 11.600 opuscoli. Inoltre è stata arricchita dai seguenti lasciti ed acquisti: la raccolta Marconi (490 volumi di classici greci, latini e italiani); la raccolta Loevinson e la raccolta Re (opuscoli relativi soprattutto a studi e ricerche effettuate sulla documentazione conservata nell'AS Roma); la biblioteca Casanova acquistata nel 1950; la biblioteca Cencetti (in particolare opere che riguardano la paleografia, la diplomatica e l'archivistica) e la biblioteca Bascapè (in particolare opere che riguardano l'araldica, la sfragistica e la numismatica) acquistate tra il 1970 e il 1971. La biblioteca inoltre possiede: collezioni di periodici riferentisi in particolare a Roma e agli studi romanistici; una collezione di leggi (1.057 voll. dei secc. XVIII-XIX) relative non solo allo Stato pontificio ma anche agli altri stati preunitari e una importante collezione di giornali [O. MAJOLO-MOLINARI, La stampa periodica romana dell'Ottocento, Roma 1963, voll. 2]

 

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