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11 settembre 2014

Frammenti di manoscritti ebraici dell'Archivio di Stato di Bologna (secc. XI-XV)

Le 368 immagini dei Frammenti di manoscritti ebraici, che si conservano presso l'Archivio di Stato di Bologna, riproducono frammenti di manoscritti membranacei medievali riutilizzati in età moderna come coperte di registri archivistici, staccati e restaurati a più riprese dall'inizio del Novecento ad oggi. I frammenti sono stati oggetto di studio nell'ambito del più ampio Progetto frammenti ebraici in Italia, ideato a partire dal 1981 dal professor Giuseppe Baruch Sermoneta e volto ad avviare una sistematica operazione di censimento ed individuazione di tutti i frammenti di manoscritti ebraici medievali smembrati e riutilizzati come legature, conservati negli archivi e nelle biblioteche d'Italia. Dalla fine degli anni Ottanta il progetto è stato curato da Mauro Perani, docente di ebraico presso l'Università di Bologna nella sede di Ravenna, che ne ha modificato la denominazione in Progetto di Genizah italiana, con un richiamo alla più celebre scoperta del Cairo, dove nel 1896 furono rinvenuti migliaia di frammenti, conservati appunto nella genizah - termine che designa un ripostiglio destinato ad accogliere libri o oggetti rituali logori o fuori uso, in ottemperanza al precetto ebraico che vieta la distruzione di qualunque oggetto che contenga il nome di Dio - di una sinagoga situata nella parte antica della città. I frammenti di manoscritti ebraici medievali rinvenuti in Italia allo stato attuale della ricerca, tuttora in corso, sono oltre 13.000.
La raccolta è costituita da 61 carte e 126 bifolii membranacei, tra i quali si contano anche numerosi frammenti, strisce o pezzi di pagina tagliati in senso verticale o orizzontale ed incollati come allungamento del foglio intero - se esso risultava insufficiente per avvolgere il registro - la maggior parte dei quali era o è ancora incollata ad altri frammenti per formare un'unica coperta. I frammenti offrono una notevole panoramica della tipologia delle scritture ebraiche (italiana nei manoscritti più antichi, aškenazita e sefardita in quelli di epoche successive) a testimonianza dell'ingente produzione locale di testi, ma anche della ricchezza culturale della città, crocevia e luogo del successivo insediamento delle comunità ivi confluite a partire dal XIV secolo e. v. dopo l'espulsione dalle regioni aškenazite e sefardite. Sono scritti con inchiostri di diversi colori, per lo più bruno o nero, e spesso riccamente ornati con miniature e micrografie che tratteggiano figure di animali, motivi floreali o forme geometriche. I frammenti sono riconducibili a 104 manoscritti databili tra l'XI ed il XV secolo, così ripartiti quanto al soggetto: 10 manoscritti biblici, contrassegnati, come da catalogo, dalla lettera B; 13 manoscritti di commenti alla Bibbia (lettera C); 2 manoscritti di dizionari e lessici (lettera D); 9 testi halakici (lettera H); 1 testo midrašico (lettera M); 8 manoscritti liturgici e di preghiera (lettera P); 3 testi di carattere scientifico (lettera S); 56 testi di Talmud, Mišnah, compendi e commenti talmudici; 2 manoscritti dal contenuto non identificato.
 

Fonte

istituto centrale per gli archivi - icar

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